Ottobre… mese di fantasmi

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foto dicembre 2013

Inizio (potete saltare questa parte, il vero post è sotto)

Untitled-1 copy.jpgCimitero acattolico Vicenza

Mi piacciono i contrasti, le venature del legno, l’odore del Petrichor. Sono affascinata dalla metamorfosi, dalle vite straordinarie, dalle storie nascoste, dai mondi sommersi, sotterranei, dai pionieri, dalle culture differenti dalla mia.  Mi piace il rosa – il mio cellulare e la mia bicicletta lo dimostrano – il nero, l’arancione e l’immancabile rosso. Adoro la primavera per l’aria profumata, l’estate per la polverina sulle ali delle farfalle, l’autunno quando il mondo si colora delle mie tonalità e l’inverno per i racconti di “neve”. Sebbene ami le torte caramellose, il pizzo, i bagni profumati, le essenze alla lavanda, i giardini farfallosi, le conchiglie, le nuvole spettinate, le notti che precedono il Natale, allo stesso tempo mi rapiscono le scogliere, la profondità degli abissi, il buio, i cimiteri. Non c’è luce senza ombre e non ci sono ombre senza luce.

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Cimitero Venezia

Giravo con la mia malandata Fujifilm – la mia prima macchina fotografica digitale – nel tentativo di catturare l’anima, un po’ come gli spettri di Dickens o le vite narrate da Edgar Lee Masters in “Antologia di Spoon River”. I miei sforzi venivano ricambiati con epiteti come “strana” o fraintesi. Quando capisci di non appartenere al paese di Halloween né a quello del Natale, è il momento di raccontare le cose in modo diverso, senza badare alle etichette. 

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Cimitero monumentale di Genova

Tenevo addirittura un blog dove potevo liberamente esprimere le “mie eccentricità”. C’è stato un tempo, piccino, in cui sognavo di diventare come Dave McKean (il mio unico maestro). Oggi riguardo le mie elaborazioni fotografiche con tenerezza.

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Ogni volta tornavo al mio vero amore: la fotografia. Quell’amore che ho tradito più volte per correre dietro alle falene, alle parole su carta e ai miraggi. 

Fin da bambina sono sempre stata affascinata dai bauli, dalle cantine, dalle soffitte. Ho letto il primo racconto di fantasmi a 6 anni e a 12 sapevo a memoria una poesia di Edgar Allan Poe: Annabel Lee. 

It was many and many a year ago,
   In a kingdom by the sea,
That a maiden there lived whom you may know
   By the name of Annabel Lee;
And this maiden she lived with no other thought
   Than to love and be loved by me…
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Cimitero monumentale di Milano
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di Heinrich Gogarten
Capriccio di Ottobre
Il romanticismo* coglie lo spirito del passato, idealizzando il medioevo e glorificando la natura. William Wordsworth e Samuel Coleridge cercano, ed esplorano, il sublime. Caspar David Friedrich racconta la caducità della vita e il senso dell’infinito attraverso la pittura. Chopin, ormai tisico, sfida le convenzioni componendo i suoi preludi. Nel bel mezzo della “tempesta e assalto” si sviluppa la letteratura gotica. Tra cigolii, gemiti e ragnatele, gli scrittori si lanciano in racconti soprannaturali e paurosi. Gli ingredienti sono arditi: viaggi, esotismo, avventura, eventi inspiegabili.
Nel 1860, in piena epoca vittoriana, i “Penny bloods”, opuscoletti economici per la classe lavoratrice inglese, cambiano nome in “Penny dreadful”. Inizialmente raccontano le gesta di pirati e avventurieri, infine si concentrano sui criminali. Ogni numero è composto da otto, raramente 16, pagine, e le illustrazioni sono fondamentali. Nel 1846 appare per la prima volta il barbiere di Fleet Street, ossia Sweeney Todd, che uccide i suoi clienti per farli diventare pasticci di carne nelle mani di Mrs Lovett.
L’epoca vittoriana (1837 – 1901) è la rappresentazione stessa dell’angoscia, dell’orrore, con: Jack lo squartatore, lo sfruttamento minorile, la miseria, le case fatiscenti, i freak show (dichiarati fuori legge soltanto nel 1886), le fotografie post mortem, i manicomi femminili…
SweeneyToddMrsLovett-663x1024
Penny dreadful
Eppure quando penso al “Romanzo Gotico” non riesco a togliermi dalla mente la spettacolarità del dramma, il macerante tormento fatto di: laudano, cloralio, tubercolosi e amori impossibili.
Il romanticismo, spesso confuso con quello moderno, era zeppo di atmosfere rarefatte, di inspiegabile malinconia. In breve, i depressi andavano di moda. Se guardiamo la letteratura, e non necessariamente uno dei  libri di Edgar Allan Poe, troviamo: cimiteri, tragedie, suicidi, malattie e inquietudine.
In uno dei primi capitoli de “La signora delle camelie” (1848), di Alexandre Dumas figlio, ci imbattiamo nel cadavere della povera Marguerite.
Allora uno dei due uomini allungò la mano, cominciò a scucire il lenzuolo e, tirandolo per un lembo, scoprì bruscamente il volto di Marguerite.
Tremendo da vedere, orribile a descriversi.
Gli occhi non erano più che due buchi, le labbra erano scomparse e i denti biancheggiavano in due file serrate. I lunghi capelli neri e aridi erano incollati alle tempie e nascondevano le cavità verdastre delle gote; eppure riconobbi quel viso, quel viso bianco, roseo e felice che avevo visto tanto spesso.
Armand, senza poter distogliere lo sguardo da quel volto, aveva portato il fazzoletto alla bocca e lo stringeva tra i denti.
Provai l’impressione di un cerchio di ferro che mi stringesse la testa, gli occhi mi si velarono, le orecchie mi ronzavano; infine, aprii un flacone di sali che avevo preso per ogni evenienza e ne respirai profondamente il vapore.
Ne “L’uomo che ride” (1869) di Victor Hugo conosciamo il malinconico ghigno di Gwynplaine.
Gwynplaine viveva in una sorta di decapitazione, avendo un viso non suo. Quel viso era spaventoso, tanto spaventoso da divertire. Faceva talmente paura da far ridere. Era infernalmente buffo. Era il naufragio della figura umana in una figura bestiale. Mai, su un volto umano, si era vista eclissi più totale dell’uomo, mai parodia era stata più completa, ma larva più spaventosa aveva ghignato in un incubo, mai tutto ciò che può ripugnare a una donna si era più orribilmente condensato in un uomo; l’infelice cuore, mascherato e calunniato da quella faccia, sembrava per sempre condannato alla solitudine sotto quel viso come sotto una lastra tombale…
Insomma, l’ottocento pullulava di gente maledettamente spassosa e scusate se ironizzo.
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Fanny Brawne
Quando John Keats muore di tubercolosi, nel 1821, la fidanzata Fanny Brawne si taglia i capelli, indossa abiti neri e l’anello che le ha regalato il poeta. Tiene il lutto per sei anni.
“Vorrei che fossimo farfalle e vivessimo tre soli giorni d’estate – tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria”
“I almost wish we were butterflies and liv’d but three summer days – three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain.”
John Keats
Ogni paese ha una sua storia, un suo protagonista. Emily Dickinson, poetessa straordinaria, non esce mai di casa e dal 1865 inizia a vestirsi di bianco, in segno di purezza. Teme la morte e si spegne, nella sua dimora, all’età di 55 anni. Anne, la sorella più sfortunata del trio Brontë (non che alle altre vada meglio), scrive il coraggioso romanzo, “La signora di Wildfell Hall”, in cui racconta le vicende di Helen Graham in fuga da un matrimonio infelice. Disgraziatamente la scrittrice muore a soli 29 anni di tubercolosi.
Le malattie, le tragedie alimentano la superstizione, le favole e l’immaginazione.
I racconti, i romanzi fantastici si cibano del folclore del proprio territorio, che sia tedesco o irlandese poco importa, il trucco è catturare il lettore fin dalle prime parole. Klabund scrive in merito ai racconti di E.T.A. Hoffmann: “Non conviene leggerli di sera, questi racconti, prima di coricarsi. Si rischia di passare una notte insonne e si finisce per aver paura di se stessi. Con tanta potenza il mago Hoffmann sa evocare dal nostro cuore questi spettri e fantasmi che par di sentirli premere come incubi sulla coperta e sui guanciali finché i primi bagliori dell’alba non vengano a metterli in fuga.”**
Le parole di Klabund racchiudono l’anima gotica.
L’ottocento, più di altri secoli, ancora oggi ci influenza, basti pensare a Dracula, Frankenstein, Mr Hyde, Dorian Gray.
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Quando Ehrick Wisz muore, il 31 ottobre del 1926, la moglie Bess per dieci anni, ad Halloween, cerca invano di contattare il marito attraverso sedute spiritiche. Il codice concordato è: “Rosabelle believe”.
Ehrick Wisz non è altri che Harry Houdini e questa storia finisce qui.
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Houdini e Bess
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*mi piace la letteratura, tuttavia questo post è solo un capriccio di ottobre, offre degli spunti, non è “esauriente”, come non lo era il post dedicato ai “celti”. Nell’ottocento i movimenti letterari furono parecchi: romanticismo, decadentismo, simbolismo, positivismo, naturalismo, verismo (Verga)… Il romanzo Gotico nasce nella seconda metà del millesettecento e diventa popolare nel 1800.

**nota introduttiva dell’edizione del 1950 di febbraio della casa editrice B.U.R. de “L’uomo della sabbia e altri racconti” di E.T.A. Hoffmann.

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Musica del post:

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foto del 2013

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