foto dicembre 2013
Inizio (potete saltare questa parte, il vero post è sotto)
Cimitero acattolico Vicenza
Mi piacciono i contrasti, le venature del legno, l’odore del Petrichor. Sono affascinata dalla metamorfosi, dalle vite straordinarie, dalle storie nascoste, dai mondi sommersi, sotterranei, dai pionieri, dalle culture differenti dalla mia. Mi piace il rosa – il mio cellulare e la mia bicicletta lo dimostrano – il nero, l’arancione e l’immancabile rosso. Adoro la primavera per l’aria profumata, l’estate per la polverina sulle ali delle farfalle, l’autunno quando il mondo si colora delle mie tonalità e l’inverno per i racconti di “neve”. Sebbene ami le torte caramellose, il pizzo, i bagni profumati, le essenze alla lavanda, i giardini farfallosi, le conchiglie, le nuvole spettinate, le notti che precedono il Natale, allo stesso tempo mi rapiscono le scogliere, la profondità degli abissi, il buio, i cimiteri. Non c’è luce senza ombre e non ci sono ombre senza luce.

Giravo con la mia malandata Fujifilm – la mia prima macchina fotografica digitale – nel tentativo di catturare l’anima, un po’ come gli spettri di Dickens o le vite narrate da Edgar Lee Masters in “Antologia di Spoon River”. I miei sforzi venivano ricambiati con epiteti come “strana” o fraintesi. Quando capisci di non appartenere al paese di Halloween né a quello del Natale, è il momento di raccontare le cose in modo diverso, senza badare alle etichette.

Tenevo addirittura un blog dove potevo liberamente esprimere le “mie eccentricità”. C’è stato un tempo, piccino, in cui sognavo di diventare come Dave McKean (il mio unico maestro). Oggi riguardo le mie elaborazioni fotografiche con tenerezza.
Ogni volta tornavo al mio vero amore: la fotografia. Quell’amore che ho tradito più volte per correre dietro alle falene, alle parole su carta e ai miraggi.
Fin da bambina sono sempre stata affascinata dai bauli, dalle cantine, dalle soffitte. Ho letto il primo racconto di fantasmi a 6 anni e a 12 sapevo a memoria una poesia di Edgar Allan Poe: Annabel Lee.
It was many and many a year ago,In a kingdom by the sea,That a maiden there lived whom you may knowBy the name of Annabel Lee;And this maiden she lived with no other thoughtThan to love and be loved by me…



Allora uno dei due uomini allungò la mano, cominciò a scucire il lenzuolo e, tirandolo per un lembo, scoprì bruscamente il volto di Marguerite.
Tremendo da vedere, orribile a descriversi.
Gli occhi non erano più che due buchi, le labbra erano scomparse e i denti biancheggiavano in due file serrate. I lunghi capelli neri e aridi erano incollati alle tempie e nascondevano le cavità verdastre delle gote; eppure riconobbi quel viso, quel viso bianco, roseo e felice che avevo visto tanto spesso.
Armand, senza poter distogliere lo sguardo da quel volto, aveva portato il fazzoletto alla bocca e lo stringeva tra i denti.
Provai l’impressione di un cerchio di ferro che mi stringesse la testa, gli occhi mi si velarono, le orecchie mi ronzavano; infine, aprii un flacone di sali che avevo preso per ogni evenienza e ne respirai profondamente il vapore.
Gwynplaine viveva in una sorta di decapitazione, avendo un viso non suo. Quel viso era spaventoso, tanto spaventoso da divertire. Faceva talmente paura da far ridere. Era infernalmente buffo. Era il naufragio della figura umana in una figura bestiale. Mai, su un volto umano, si era vista eclissi più totale dell’uomo, mai parodia era stata più completa, ma larva più spaventosa aveva ghignato in un incubo, mai tutto ciò che può ripugnare a una donna si era più orribilmente condensato in un uomo; l’infelice cuore, mascherato e calunniato da quella faccia, sembrava per sempre condannato alla solitudine sotto quel viso come sotto una lastra tombale…

“Vorrei che fossimo farfalle e vivessimo tre soli giorni d’estate – tre giorni così, con te, sarebbero più colmi di delizie di quante ne potrebbero contenere cinquanta anni di vita ordinaria”“I almost wish we were butterflies and liv’d but three summer days – three such days with you I could fill with more delight than fifty common years could ever contain.”John Keats

*mi piace la letteratura, tuttavia questo post è solo un capriccio di ottobre, offre degli spunti, non è “esauriente”, come non lo era il post dedicato ai “celti”. Nell’ottocento i movimenti letterari furono parecchi: romanticismo, decadentismo, simbolismo, positivismo, naturalismo, verismo (Verga)… Il romanzo Gotico nasce nella seconda metà del millesettecento e diventa popolare nel 1800.
**nota introduttiva dell’edizione del 1950 di febbraio della casa editrice B.U.R. de “L’uomo della sabbia e altri racconti” di E.T.A. Hoffmann.
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Musica del post:
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Sono anche storie cariche di struggente malinconia e tristezza, certo affascinanti
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