Laura Rimola è una saggista e scrittrice talentuosa. Gran parte delle sue ricerche sono legate alle antiche tradizioni femminili. Curatrice di diverse pagine web e fondatrice del portale “Il tempio della ninfa”, con la propria casa editrice Pettirosso Edizioni, ha pubblicato: “Leggende di Fiori e Fanciulle” e “La regina dei Serpenti. Raccolta di fiabe, leggende e racconti popolari“.
Navigando tra le pagine web curate da Laura Rimola, mi sono trovata dinanzi ad un lavoro minuzioso, preciso, immenso. Da lì mi è nata l’idea di conoscere meglio la creatrice di questi “regni”, un po’ perché sono sempre stata attratta da chi insegue leggende, miti e folclore; un po’ perché ammiro le persone eclettiche.
Questo post è stato praticamente scritto da Laura Rimola.
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Hai dedicato gran parte della vita alla diffusione dei vari percorsi spirituali femminili. Ti va di raccontare qualcosa?
Il mio percorso spirituale, che mi piace definire “animismo femminile”, in quanto incentrato soprattutto sulla parte più femminile dell’immensa anima della Grande Madre, è la cosa più importante della mia vita. Non potrei vivere senza, perché nulla per me avrebbe senso. La ricerca di un ricongiungimento con l’anima del mondo, con il grembo della Madre, attraverso la presa di consapevolezza dell’anima interiore, è al contempo il viaggio e la meta, e per quanto realizzare una simile comunione sia estremamente difficile, se non impossibile, la ferma e costante presenza di questa sorta di direzione interiore, animata da un amore e da un desiderio inesauribili, è onnipresente in ogni mio giorno, in ogni ora, in ogni secondo.
Dato che per me è a tal punto importante, non posso fare altro che cercare di portare questa vocazione interiore al di fuori di me, diffondendo quei frammenti di tradizioni iniziatiche femminili che possono ancora essere intuiti all’interno di storie, usanze, leggende o miti, e che quindi possono suggerire i modi per realizzare una condizione simile a quella che forse vivevano un tempo le sacerdotesse, le sciamane, le profetesse e tutte le altre “figlie risvegliate” della Grande Madre.
Che si riesca o meno a realizzare una condizione simile, credo sia estremamente importante preservare e far conoscere i frammenti che ancora la richiamano, di modo che non si perdano e che magari qualcuna possa trovarli utili per procedere verso quella fortunata direzione.
Quanto è stato importante per te leggere i libri dell’archeologa Marija Gimbutas?
È stato molto importante, perché ha dato una forma reale a ciò che percepivo solo come sensazione. Riconoscere la reale esistenza di civiltà arcaiche armoniose e pacifiche, nelle quali il sacro femminino era vivo e presente nella quotidianità, e rendeva ogni gesto e ogni momento di passaggio della vita sacro e vicino alla divinità naturale, ha reso la mia ricerca più concreta.
Osservare gli antichi manufatti come le statuette votive femminili, i dipinti murali all’interno delle grotte, i motivi geometrici che, pur nella loro assoluta semplicità, racchiudono le forme più belle e perfette della natura, mi ha insegnato che il segreto per avvicinarsi al modo d’essere di coloro che quei manufatti li avevano creati, è il ritorno alla vita semplice, naturale, e quindi alla parte più vera e profonda di noi stesse/i.
Senza Marija Gimbutas e le sue scoperte, nonché le sue preziose ipotesi e interpretazioni che nessuno prima di lei aveva osato – o forse voluto – esprimere, avremmo ben poco di ciò che oggi abbiamo a disposizione per comprendere la nostra vera storia, le nostre radici, e quindi l’istinto a tornare alle nostre origini.
Cos’è per te il femminismo?
Il femminismo per me è un’energia ribelle e insopprimibile che agisce per rivendicare ciò che dovrebbe appartenere alle donne per diritto. Il femminismo si batte per ottenere l’assoluta parità dei generi, e per fare in modo che la donna abbia sempre il diritto di scegliere per se stessa, senza che il sistema patriarcale e maschilista decida per lei, imponendole modelli di vita, ovvero ruoli e addirittura desideri, che non le appartengono, a meno che non sia lei stessa a volerli. Femminismo significa quindi libertà di decisione per le donne, rispetto assoluto per le donne, e quindi lotta per ottenere queste condizioni irrinunciabili.
Un tempo c’erano le Amazzoni, che combattevano con vere e proprie armi per difendere il proprio popolo e la propria libertà. Oggi le battaglie si fanno con le parole, i gesti, le proteste, la comunicazione, ma lo spirito che anima tante femministe, me compresa, credo non sia molto diverso da quello delle combattenti antiche. Sono solo diversi i metodi con cui la battaglia viene combattuta.
Ricercatrice, scrittrice, ricamatrice, saggista, blogger, webmistress… in quale veste ti senti a tuo agio?
Fra tutte le cose che fanno parte della mia vita, non c’è nulla che mi renda felice come la scrittura. Non è una felicità effimera o esuberante, ma una quieta e ferma gioia interiore, data dalla sensazione di realizzare ciò che, forse, è il mio compito qui e ora, in questa vita.
Se quando faccio ricerca e, conseguentemente, scrivo, sento di impiegare il tempo che ho a disposizione nel modo più giusto e utile a me stessa e agli altri, quando arriva l’ispirazione per scrivere una storia, un racconto permeato dalla magia che proviene dalla parte invisibile della natura e di noi stesse/i, sento che è lì che si realizza veramente la parte più reale di me stessa. E la sensazione che provo è quella di dare un senso sacro alla mia vita.
Passando per il tuo blog, “La Dea Madre del Nord Italia”, o il tuo sito, “Il Tempio della Ninfa”, ci si trova dinanzi ad un lavoro di ricerca vastissimo. Cosa ti spinge a divulgare i tuoi studi?
Ciò che mi spinge a divulgare i miei studi è proprio ciò che mi spinge a ricercare e a scrivere: la necessità di comunicare la bellezza in tutte le sue forme.
Per mia natura sono abbastanza silenziosa di voce, ma estremamente comunicativa con le parole scritte. Sento la necessità di condividere ogni cosa, spesso ancora prima di capire cosa io stia comunicando e di essermi nutrita per prima delle mie stesse ricerche. Con gli anni ho imparato con grande fatica a rallentare e ad aspettare, nonostante il mio entusiasmo mi spinga a voler urlare al mondo ogni piccola o grande “scoperta”.
Condividere molto, però, espone molto, e non sono ancora riuscita a imparare a non arrabbiarmi e rattristarmi quando vedo che ciò che offro con il cuore viene rubacchiato, manipolato e passato per proprio da altre/i. Queste azioni mi debilitano molto perché le percepisco come un grave tradimento. Ma so che questa sensazione è passeggera, e che dopotutto non è così importante.
Penso spesso al momento in cui non sarò più in vita, potrebbe essere tra molti anni oppure domani. Con questo monito sempre accanto a me, mi rendo conto di quanta poca importanza abbiano tante cose a cui ci aggrappiamo, di quanto spesso perdiamo – io per prima – tempo prezioso a nutrire rancori, e di quanto invece sia importante lasciar andare le tensioni e dedicarsi invece a imprimere intorno a noi un segno luminoso, anche piccolo, ma il più possibile bello, nutriente, e ispirante per noi stesse e per il mondo, che quando passeremo oltre il velo ci lasceremo alle spalle.
In assoluto quale è stato il post o il lavoro di cui vai più fiera?
Sono affezionata a tutti i miei lavori, soprattutto agli scritti e ai racconti, ma di certo quelli che mi rendono più fiera sono i miei due libri, Le Vergini Fiorite e La Regina dei Serpenti.
La ricerca delle fiabe antiche e dei racconti popolari da inserire nei libri è stata appassionante, e la scrittura delle nuove fiabe che sono presenti nell’ultima sezione dei due libri è di sicuro una delle cose che ho amato di più.
Come è nata l’idea della casa editrice “Pettirosso Edizioni”?
L’idea della Pettirosso Edizioni è nata per caso, e anche un po’ per gioco. Avevo terminato il primo libro, Le Vergini Fiorite, ed ero alla ricerca di una casa editrice che lo pubblicasse. Ne avevo scelta una in particolare, perché la apprezzo da molti anni, ma con la crisi della piccola editoria aveva sospeso le nuove pubblicazioni, e quindi non aveva accettato la mia proposta. Cercando altre case editrici che potessero non solo pubblicare, ma anche riconoscere il valore delle storie antiche contenute nel testo, e dunque valorizzarlo, mi sono accorta che molte erano adatte per quanto riguarda i contenuti, ma offrivano impaginazioni e stili grafici che non incontravano il mio gusto. Non riuscivo a vedere il mio libro presentato nel modo in cui sarebbe stato con le case editrici a disposizione, e per me anche il lato estetico, oltre al contenuto, è molto importante.
Dal momento che preferisco sempre gestire e scegliere ogni cosa liberamente, senza restrizioni imposte da altri, ho avuto l’idea di pubblicare autonomamente. Forse all’inizio ne avrei risentito per via della poca visibilità, e i libri sarebbero stati molto “di nicchia” – condizione che, ad essere sincera, apprezzo – ma almeno avrei pubblicato qualcosa di veramente scelto e amato.
L’idea di aprire una piccola casa editrice, con un marchio carino, un nome per me significativo, e quindi uno stile che avrebbe accomunato anche le eventuali pubblicazioni future, mi ha attraversata come un lampo di follia, e ho voluto coglierla. Sentivo che era la scelta giusta per me, e sono molto felice di averla realizzata.
Premettendo che ho la lentezza di un Bradipo e poca costanza, lo spazio che amo di più è “The Little Stitcher”. Mi piace che ogni ricamo e disegno trasmettano una storia. Come mai hai aperto un blog di questo tipo?
Il sito di The Little Stitcher è nato proprio per presentare i miei schemi come designer, con le varie novità, le promozioni stagionali, le fotografie e ovviamente il collegamento con il negozio vero e proprio, che si trova su Etsy. È la base su cui è nato e si è sviluppato il mio lavoro vero e proprio, e un punto di riferimento per il marchio The Little Stitcher.
Cosa ti piace fare nel tempo libero? E cosa ti rilassa di più?
Sembra strano da dire, ma lavorando e scrivendo da casa in orari e periodi liberi, non ho un vero e proprio tempo lavorativo, e quindi non ho un vero e proprio tempo libero. Durante i periodi in cui non lavoro come designer, occupo tutte le mie giornate a fare ricerca, leggere, scrivere e progettare nuove ricerche, nuovi scritti, nuovi libri. Il tutto permeato dalla costante presenza interiore di quella sorta di direzione nella quale cerco di muovermi, il filo conduttore interiore che è rappresentato dal mio percorso spirituale.
Spesso mi perdo a osservare la natura e gli animali che vivono con me e intorno a me, cercando di armonizzarmi con essi; compio brevi viaggi, che mi piace appuntare sul mio diario di viaggio, oppure mi concedo un paio d’ore a guardare qualche film o serie intrigante, con una calda tazza di infuso allo zenzero e limone in mano.
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Ringrazio Laura Rimola per l’intervista.
Intervista di Laura Rimola e Simona Matarazzo
Immagini di Laura Rimola, si vieta l’utilizzo
Foto “Header” di Simona Matarazzo, si vieta l’utilizzo
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Gli spazi di Laura Rimola:
Non conoscevo Laura Rimola, ma dopo questa intervista e presentazione, percepisco grandi affinità.
Grazie Simona, per avercela fatta conoscere.
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