Ottobre è un mese particolare, il mese giusto per parlare di streghe…
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Spesso, nella vita, mi è capito di presentarmi: per un colloquio di lavoro, una pagina web, un corso di comunicazione.
Lavoro o non lavoro, mi sono cimentata in un sacco di cose per: curiosità, scoperta, voglia di trasmettere. A dir la verità, non è mai stato facile presentarmi.
Mi piace scrivere, fotografare, leggere, cucinare, perfino cucire. La creatività fa parte della mia vita, ma quest’anno mi è mancato “il perché”. Ho notato alcune storture che mi hanno fatto allontanare dal web: frustrazioni, invidie, lamentele, prese di posizione assurde, giudici.
Molti anni fa pubblicai una lunga ricerca che tolsi dalla rete, perché il correttore di bozze non fece il lavoro richiesto (non gliene faccio una colpa). Quando mi resi conto degli errori, ritirai le copie. All’epoca lavoravo parecchio, abbandonai la ricerca e i progetti connessi al saggio.
Oggi, ho deciso di inserire parte di quella ricerca su A piedi nudi. Un po’ per rammentarmi “chi ero”, un po’ per ricordare ai visitatori che il passato è più complicato di quanto si pensi.
Ho perso i contatti con le mie vecchie collaboratrici (per un vecchio sito), tra queste ricordo con affetto Miriam T.: dovunque tu sia, grazie!
* il titolo di questo post ha un suo perché.
Pagine inserite su A piedi nudi:

Alberi (un testo scritto per un mio vecchio sito – 2002/2003)
Perché parlare di una cosa così (apparentemente) banale come un albero?
Sull’albero sono state tramandate storie, leggende, fiabe…
E’ uno dei temi simbolici più ricchi e diffusi tra le popolazioni della terra: come poterlo lasciare nel dimenticatoio?
La natura ha trasmesso, per secoli, antichi saperi; da essa sono stati tratti medicinali, cibi e misteri arcani.
Spesso l’albero è stato una raffigurazione di un’entità superiore che s’incarna nella sua forma. E’ per questo motivo che non è proprio l’albero ad essere adorato ma la sua stessa essenza.
Riunisce in sé tutti gli elementi sacri: l’acqua che ne costituisce la linfa, la terra che si integra ad esso con le radici, l’aria che nutre le foglie e il fuoco che scaturisce dal suo strofinamento.
Simbolo di vita in continua evoluzione, di ascesa verso il cielo, ma anche simbolo del carattere ciclico, ovvero di morte e rigenerazione.
E’ mezzo di comunicazione con i tre livelli del cosmo, in quanto le sue radici affondano nella terra, quindi collegano al Regno dei Morti, il tronco con il mondo “terrestre” che comunica con i vivi e i rami con le sfere celesti.
Per il suo legame con alcuni animali associati ai morti e al cielo (rettili che strisciano sulle sue radici e uccelli che volano e nidificano tra le sue fronde) è mezzo di collegamento tra il mondo uranio e quello ctonio, proprio per questa sua centralità che spesso viene chiamato “Asse del Mondo” o “Albero del Mondo”.
La quercia era l’albero sacro presso i Galli, il tiglio presso i Germani, il frassino per gli Scandinavi, l’olivo per la cultura islamica, il banani in India, la betulla o il larice in Siberia…
Secondo Mircea Elide l’albero è considerato come antenato mitico di una tribù ed è in stretto rapporto con il culto lunare.
Il simbolismo sessuale è duplice: esteriormente, il tronco eretto è un’ immagine fallica.
Alcuni alberi hanno carattere maschile e femminile, così presso i Ciuvasci il tiglio è utilizzato per le pire funerarie delle donne, la quercia per gli uomini. Una leggenda sugli Uiguri, raccontata da Marco Polo, racconta come il primo re fosse nato da un fungo nutrito dalla linfa degli alberi.
In tutta l’India vi è una stretta relazione tra la coppia e gli alberi: secondo una tradizione dravidica, infatti, il costume del matrimonio mistico fra gli alberi ed esseri umani rafforza le capacità procreative della donna.
Spesso connesso al culto pagano, è stato legato alle vicende di dei e dee: nelle leggende il frassino Iggdrasil ha un ruolo demiurgico, Artemide è la dea del cedro e del nocciolo, Attis s’identifica con un pino, Adone nasce da un albero di Mirra, Mitra possiede delle piante sacre, Atena ha in protezione l’olivo, donato agli ateniesi durante la gara con lo zio Poseidone sul possesso della città…
Toccare indebitamente piante sacre agli dei costituisce sacrilegio, lo sradicamento addirittura una condanna a morte, sempre che il Dio tutelare non avesse già provveduto a punire il reo.
La civiltà preellenica prevedeva riti di adorazione, feste e danze in onore agli alberi.
Il rito dello strappamento della corteccia (mi raccomando NON LO FATE PER NESSUNA RAGIONE!) ha carattere funebre e celebra la morte e il cordoglio annuale, ma anche il continuo riprodursi di spiriti che, liberati dal loro involucro “vegetale”, ritornano alla natura.
Utilizzata in molti trattati mistici come i libri Vedici, si parla molto della simbologia dell’ “Albero Rovesciato”: l’albero sembra procedere in una crescita simile a quella umana, cioè assorbe la vita dall’alto e si sforza di farla penetrare in basso. Ne deriva, quindi, un rovesciamento delle immagini: le fronde hanno la funzione di radici e viceversa.
Per la tradizione giudaico-cristiana l’albero racchiude in sé molti aspetti, ma essenzialmente è una rappresentazione dello spirito associato all’Albero della Vita, fonte del Bene e del Male, della Conoscenza Universale e dell’eterna vita.
E’ anche simbolo femminile, visto che sorge dalla terra-madre, subisce trasformazioni e produce frutti.
Per la cultura celtica l’albero è collegato alla conoscenza, alla forza e alla vitalità. La radice della parola albero è uid (o wid), da cui deriva il gioco di parole inventato da Plinio che unì la parola greca Drus (quercia) con quella celtica Uid per definire i saggi delle tribù celte a cui venivano attribuiti forza e saggezza, di cui la quercia è simbolo.
Miriam T.