Parsifal quest’anno si è dimenticato di portarmi la coppa.

Sassolini

Vivo in un mondo a parte. Un mondo fatto di giardini incantati, castelli secolari, labirinti, terre incolte, paludi, lande desolate e foreste invalicabili. Ho sempre sognato di incontrare persone interessanti, dal cuore grande come quello dei cavalieri della tavola rotonda.

Non sono abituata a salire in cattedra e ho lasciato che gli altri lo facessero, esponendo bandiere, titoli e percorsi spesso opinabili. Ho sorvolato sul finto entusiasmo, mancato appoggio e sostegno altrui. Ho smascherato le signore e i signori, che in quanto a saggezza hanno solo l’età e i capelli bianchi che spuntano in testa. So di non avere un carattere facile (a differenza delle signorine tutte parole me la prendo sempre dove non batte il sole), sono abituata a non chiedere, anche perché quando capita, come quest’anno, finisco per rimanere delusa. Nella vita devi essere o avere, o, nelle peggiori delle ipotesi, piangere il morto. E chi piange il morto è da sempre più apprezzato di me, e di quelli come me. Oggi va pure di moda.

Spesso i giudici sputano sentenze su persone che non conoscono, difendendone altre che si comportano come, se non peggio, le persone giudicate. O si è oggettivi o non si è oggettivi, la via di mezzo non esiste.

Tell me, i’ve still a lot to learn Understand, these fires never stop Please believe, when this joke is tired of laughing I will hear the promise of my orpheus sing

Orpheus – David Sylvian

Essere onesti significa ricordare chi ha creduto in noi, chi ci ha corretti per farci crescere e non per affondarci. L’onestà e l’oggettività non sono di questo pianeta.

La differenza tra il cianciare e il dire ciò che si pensa sta nel vocabolo “solitudine”.

Non ho mai vissuto in un mondo così esibizionista, puerile, opportunista, vile, sleale, imparziale, stupido, superficiale, sterile come quello attuale.

Non ho fatto l’albero di Natale (il mio albero pieno di cose), Parsifal quest’anno si è dimenticato di portarmi la coppa.

***

Nonostante la mia “più sincera e rancorosa” negatività, supportata dalla mia, non così evidente, depressione, vi lascio con qualcosa di leggero.

Dedico queste foto a tutti quelli che non si possono permettere la serenità.

Buone Feste e Buon Solstizio

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Post

Amo dicembre per quel suo sapore nostalgico. Mi piace immaginare le persone vicino al camino, quasi abbrustolite dal fuoco. Mi piace pensare alle castagne bollenti, alle coperte di lana, ai ghiaccioli appesi alle case, agli addobbi che vedo sul web, all’allocco che sento cantare di notte. A volte lo sogno, mentre volteggia tra i boschi. E mi scende un brivido lungo la schiena. Lo immagino tra i rami incotonati di neve. Cos’è magia? Mi si chiede. E’ : ascoltare i suoni della natura, anche quando sono coperti dal frastuono delle auto; imparare a percepire gli odori, le fragranze, i profumi; osservare il mondo e le cose che ci circondano con spirito da pioniere. Magia è sentire il profumo della cannella, osare con il cumino, il coriandolo, provare le bacche di ginepro e meravigliarsi. A volte, meravigliare. Magia è: non smettere mai di imparare e non dare nulla per scontato; cambiare idea; perdonare quando si può perdonare. Dimostrarsi generosi, anche quando si sa, fin dall’inizio, che quella generosità andrà perduta. Magia è pretendere ma anche lasciare andare. Magia è azzardare. Guardare il mondo con il proprio sguardo, anche se qualcuno lo giudicherà imperfetto. Quando fotografo, e fotografo a modo mio, penso alla narrazione. Penso alle lettere che potremmo scrivere agli anziani, ai fiori non donati, alle parole non dette, alle rabbie sopite, ai gesti non corrisposti. Quando fotografo divento un tutt’uno con quello che mi circonda, tanto da congelarmi i piedi e le mani. Non mi importa sei i miei fiori congelati non verranno capiti o se la campagna innevata sembrerà solo campagna. Io ero presente a me stessa. C’ero. Amo dicembre per quel suo sapore nostalgico. Per quel Canto di Natale che potrebbe essere e che, forse, non vedrò mai.

(post scritto su Facebook settimane fa)

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Solstizio

Finalmente è inverno. Questo giorno si festeggia da secoli A me piace il vocabolo “secoli”, ha un che di arcano, misterioso, prodigioso. Indubbiamente sublime. Non trovate anche voi? Zitti. E’ arrivata la tormenta. Shhh. Scende la neve. Non è vero? Che importa. Copertina sulle gambe, cioccolata calda, un buon libro. Ed ecco che avvertiamo il tepore, quel caldo familiare che ci somiglia. Ci basta una parola. Se dici gelo, facciamo brrr, se dici falò, sorridiamo. Lo so. La nebbia è un lenzuolo. La brina è un ricamo. La neve è un dono. Se poi piove, arricciamo il naso. A noi piace sognare. Nastri rossi e colorati, scatole giganti, alberi lucenti. Basta poco. Nella tradizione germanica Yule era la festa del solstizio d’inverno. Il giorno più corto dell’anno. Chissà perché a me piace pensare ai lupi che ululano nei boschi, alla casetta di marzapane e a qualcuno che si perde… brrr. Un po’ di enfasi, dai! “Una coltre gelida intrappolò gli alberi oltre il lago…”. Sì, a me piace credere che gli antichi germani raccontassero fiabe spaventose o traboccanti di meraviglie. Un tempo si accendevano falò…

In questi giorni cucino dolci aromatizzati alla cannella, allo zenzero o torte salate un po’ piccanti. Illumino la casa di candele bianche e dorate. Lego un nastro rosso ad un ramo dei miei alberi, esprimo un desiderio… shhh. Purifico la casa con essenze invernali, talvolta bastano le torte e gli agrumi per profumare una stanza. Poi, preparo un buon vin brulè (vino, mela, cannella, arancia, limone, zucchero, chiodi di garofano, noce moscata…). Ed è magia.

2018

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Ringraziamenti del 2020:

Ringrazio dal più profondo del cuore Tullia e Natasa Cvijanovic per l’amicizia sincera.

Stefano che mi ama e non so come diavolo ci riesca.

Ringrazio:

Afra Borghi per le sue parole per me.

Ringrazio tutti quelli che seguo e mi seguono su WordPress

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A te, piccola creatura mai nata

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L’ultimo albero (altezza più di due metri) – 2019 – L’albero è qualcosa di sacro

Foto dal cellulare

2 pensieri riguardo “Parsifal quest’anno si è dimenticato di portarmi la coppa.

  1. Bellissime, profonde, e vere, parole…
    Nella tua citata ‘solitudine’, conseguente al ‘vivere’ in una vera ‘realtà…’, vi è il raro e prezioso dono di una ‘libertà,’ ai più ‘negata’, figlia di una conoscenza quanto mai appagante…
    Per cui condivido…
    Complimenti.

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