Hedera di Nicolò Targhetta, Ernesto Anderle, Irene Bruno e Eugenio Belgrado.
Edizione: Becco Giallo
Dartmoor, Inghilterra, 1826. Il corpo di Edith Wilton, giovane donna dai lunghi capelli rossi, viene ritrovato senza vita sulla riva di un fiume, completamente avvolto da hedera helix o edera comune. A eseguire la sua autopsia è il dottor Charles Norland, un uomo di scienza tormentato dai ricordi della guerra anglo-nepalese, che si è da poco rifugiato nel Devonshire in cerca di pace. L’edera è ovunque, tra i capelli della ragazza, nei vestiti, fra le dita dei piedi, e la prima supposizione del medico è che si tratti di suicidio. Ma è solo l’ipotesi più logica di un mistero che ben presto perde ogni aspetto di razionalità e inizia a mietere nuove vittime. Chi era davvero Edith Wilton?
Da beccogiallo.it
Ho sempre amato l’autunno. E’ una stagione piena di nostalgia, di silenzio e riflessione. Tutto finisce per poi ricominciare. La nonna mi raccontava che per gli antichi Celti era la fine dell’anno, il momento in cui tutto si assopisce e i confini fra ciò che si vede e non si vede finiscono per assottigliarsi. E’ in autunno, diceva, che il mondo dei vivi si avvicina a quello dei morti.
La storia si svolge tra sogni e incubi, tra magie e strani riti.
È un libro intrigante che spinge il lettore a proseguire nella lettura. Chi ha collaborato a questo talentuoso progetto conosce la letteratura gotica, le figure che hanno influenzato l’ottocento inglese, la nostra percezione di quell’epoca. Ci scontriamo così con rituali celtici, maschere, visioni, personaggi misteriosi. Il villaggio di Darmoor è il luogo perfetto per questo romanzo, “dove ogni cosa comincia e dove tutto finisce”.
Non si può liquidare “Hedera” come un racconto gotico tout court, è una sorta di matriosca, che fa sognare, spaventare, pensare. È un thriller dalle tinte romantiche (tinte ottocentesche per capirci), che strizza l’occhio a Jack lo squartatore e a Dracula, a Twin Peaks e a Frankenstein. Si rimane coinvolti dal racconto in prima persona del Dottor Norland, dal diario di Edith, dalle lettere di Adam.
Penso al lungo viaggio di quella busta, di quelle parole, a quanto il filo d’inchiostro che ci lega sia sottile eppure così forte, capace di farsi strada fra lettere di creditori, annunci di morte, corrispondenze di altri amori e infine di trovarci sempre. Persino qui, a Darmoor dove pare che il mondo esterno possa solo venire raccontato…
Chi ama la letteratura gotica troverà molti degli ingredienti che la contraddistinguono: consunzione, viaggi esotici, mesmerismo, spiritismo, paura e attrazione verso l’ignoto.
La nebbia rendeva ogni passo più pesante del precedente fino a trasformare ogni movimento in uno sforzo interminabile.
A parte qualche forzatura (alcuni argomenti, come i benandanti o la Dea madre, non erano in voga all’epoca) e un finale stropicciato, “Hedera” è quasi un miracolo.
Le illustrazioni che accompagnano l’opera sono molto belle, ci manca la musica e il gioco è completo.
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Mi sono rivista in “Hedera”, ho trovato alcune affinità con un mio racconto, “Al tempo dei lupi”, con il mio sentire la natura. Mi sono divertita nel vedere nominati personaggi storici come William Blake, Anna Blackburne, Maria Sibylla Merian (la mia preferita), Anna Maria Patton, Nicholas Culpeper, Mary Shelley.
Grazie ragazzi!
Foto di SimonaEmme