Quest’anno ho ripreso a lavorare. Sono stata di qua, di là. Ho avuto un po’ di problemi di salute. Insomma, le solite cose noiose o che mettono tristezza. Per questo parlo poco di me.
Ricamo frasi e ne faccio nastri per i doni. Forse, un giorno, scriverò un libro. Raccoglierò le foto. E farò innamorare gli sbadati. I poeti. I sognatori.
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Spesso lascio parlare le foto, ma quest’anno, a dir la verità, ho scattato poco e male.
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… gli sguardi che si poggiano su una pagina sono come una cascata di stelle che piove dal cielo. Soffiate giù da una forza invisibile, le stelle illuminano le storie. Mi immagino milioni e milioni di frammenti scintillanti che si intrufolano nella carta e accendono l’inchiostro da sotto. E vedo le parole luccicare e i racconti prendere vita!
Da “La ragazza che viveva nel libro” di Francesco Scarlata
Di luoghi
Il Carso – Trieste






Piacenza, Castell’Arquato, Cremona… tra storia, mito, immaginazione e religione
… Il mastio medievale incombeva con le sue splendide finestre. Le mura difensive si allargavano lungo tutto il palazzo e quattro torri altissime vegliavano su quel luogo incantato. Come nel mio racconto, ad attenderci c’erano pure un fossato e un vecchio ponte levatoio…
Dal mio libro “Alla ricerca di Agata”











Cieli in montagna

Aneddoto
La resina è il prodotto di un dolore, una lacrima che cola dall’albero ferito. Quelle gocce giallo miele, non scappano, non scivolano via come l’acqua, non abbandonano l’albero. Rimangono incollate al tronco, per tenergli compagnia, aiutarlo a resistere, a crescere ancora. I ricordi sono gocce di resina che sgorgano dalle ferite della vita. Anche quelli belli diventano punture. Perché, col tempo, si fanno tristi, sono irrimediabilmente già stati, passati, perduti per sempre. Gocce di resina sono piccoli episodi, aneddoti minimi, spintoni che hanno contribuito a tenermi sul sentiero. Proprio perché indelebili sono rimasti attaccati al tronco. Come fili di resina emanano profumi, sapori, nostalgie.
Mauro Corona

La lavanda del Brenta

Il mare di Zanzibar


Museo Retico, le foto dei GRANDI a Castel Caldes…









Il post autunnale mai pubblicato
In autunno mi piace immergermi nei racconti di fantasmi. Immagino le case aggrappate alle rocce, il vento sferzare le cime dei monti.
Le foglie mutano colore, i larici si infiammano mentre l’aria diventa pungente. I norvegesi utilizzano il vocabolo Koselig per descrivere una sensazione di calore: una serata tra amici prevede candele e un caminetto acceso. Penso alle favole, quelle antiche. Penso alla brughiera irlandese. Nei sogni mi ritrovo a vagare nella nebbia, in mezzo a vecchi ruderi inghiottiti dagli alberi.
L’autunno si infila ovunque. Nei piccoli gesti quotidiani, in cucina, nelle letture. E lì mi perdo, tra cigolii, gemiti e sussurri.



Le storie quelle belle prendono il sopravvento. Anche se ora scrivo poco.
Gli scrittori intingono le parole nella terra e ci fanno un verso, un capitolo, un libro.
“E quando il mondo era così calmo, mi pareva sempre di trovarmi vicino a una persona che mi conoscesse molto bene, sì,era come starle al fianco” (da “Prezioso Veleno” di Mary Webb)


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E poi l’inverno
Comacchio e Salò










Dalla casa dei due mondi
Sul prato oggi 31/12/2022



Auguro a tutti BUON 2023
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