Voli notturni


Inquisitori, streghe e voli notturni

Witches going to their Sabbath (1878), by Luis Ricardo Falero

Probabilmente l’odio e la paura verso la strega nascono all’interno di una realtà misogina, che vede la donna come strumento di perdizione. Inizialmente la caccia si era svolta contro gruppi considerati “eretici” o marginali, come i valdesi o gli ebrei. Nella Svizzera romanda i primi condannati furono soggetti di sesso maschile, e non donne, come avverrà quasi sempre in seguito tanto da far pensare che il fenomeno delle streghe sia una prerogativa femminile.

L’inquisitore, influenzato da trattati come il “Malleus maleficarum”, faceva denudare la strega, per cercare un segno che la potesse collegare al suo amante: il diavolo. I segni potevano essere un neo o una semplice macchia, se l’inquisitore non trovava quello che cercava, anche questo era opera del demonio. La strega poteva arrecare danno con lo sguardo o con il semplice contatto della mano, perfino l’alito poteva uccidere e per queste ragioni l’inquisitore si teneva a debita distanza.

La donna, a detta degli inquisitori, possedeva meno fede dell’uomo e quindi era maggiormente esposta alle tentazioni. La credenza che la strega potesse volare è riconducibile in epoca classica, dove si narrava che alcune donne avevano il potere di mutare in gufi o strigae. Le strigae o striges descritte da Ovidio sono donne uccello, che aggrediscono i bambini nella culla, dissanguandoli; l’idioma moderno “strega” è collegabile alla parola latina “strix” (uccello notturno, civetta o barbagianni); Orazio le definisce lamie. Lamia, secondo il mito, era la regina di Libia amata da Zeus, per vendicarsi dell’uccisione dei suoi figli, succhiava il sangue ai bambini.

Nei ritratti e nelle varie descrizioni le streghe venivano spesso rappresentate a cavallo di bastoni, animali, forconi o tridenti e scope. Quest’ultime sono il mezzo di trasporto più famoso, per un probabile collegamento con i riti agrari legati alla fertilità.

Il raduno delle streghe veniva chiamato Sabba, ma anche Stringozzo, Barilotto, Sinagoga, Buon gioco e Tregenda.

Il nome sinagoga deriva da un’eredità culturale antisemita. La parola “Sabbath” (Shabbat) viene frequentemente collegata alla tradizione della santificazione del sabato da parte degli ebrei. Altri studiosi, come Laurence Gardner, pensano che il termine derivi dal “Shabattu” mesopotamico, la festa mensile dell’antica Accad dedicata alla luna piena. Andrea Romanazzi, nel libro “La stregoneria in Italia”, sottolinea che in Italia i raduni avvenissero di giovedì, tanto che in Veneto le streghe hanno assunto lo stesso nome del giorno: zòbia, zòbiane.

Seguendo questa tesi il vocabolo Sabba potrebbe derivare dal dio Dioniso Zabazius, che a sua volta proverrebbe da sabae (capra). Per alcuni storici il Sabba si svolgeva generalmente di sabato o venerdì, alla mezzanotte e in posti isolati: crocicchi, cime elevate, passi montani e cimiteri.

Per raggiungere il luogo stabilito i partecipanti andavano su un carro, a dorso di un asino, a piedi. Durante i processi le streghe raccontarono di andarci volando, qualche volta sotto sembianze di animale. La cerimonia, a detta delle imputate e della “letteratura” dell’epoca, era una sorta di parodia dei riti cristiani: si omaggiava il diavolo con un bacio, si operavano battesimi alla rovescia, si ballava spalla a spalla e si concludeva con banchetti e orgie. Durante le torture le cosiddette streghe ammisero crimini nefasti, come il sacrificio di bambini.

Per Margaret Murrey esistevano due tipi di adunanze: i Sabba erano le assemblee di tutte le congreghe; gli Esbats erano le riunioni delle singole sette. I Sabba, sempre secondo l’egittologa, si tenevano ogni tre mesi: il due febbraio (Candelora), il primo agosto (Lammas) e il 31 ottobre (la vigilia di Ognissanti). Il vocabolo questa volta deriverebbe dal verbo s’esbattre, che vuol dire sollazzarsi.

La tortura veniva suggerita quando l’imputato sosteneva la propria innocenza. I metodi utilizzati potevano essere di vario genere: la stanghetta consisteva nello stringere i piedi o le caviglie del condannato dentro una morsa di legno o di ferro; lo straziaseni, dove con una sorta di tenaglia venivano recisi i capezzoli; la tortura dell’acqua, in cui si dava da bere all’imputato, attraverso un imbuto, acqua con sale, aceto o calce; colla, che consisteva nel sollevare il malcapitato tramite una carrucola, con le braccia legate dietro la schiena e dei pesi attaccati ai piedi; lo schiacciapollici era un morsetto di ferro, atto a stritolare le dita; e ancora cicogna di storpiatura, spaccaginocchia, la sedia della strega, il topo, la culla della strega ecc. Oltre alle torture potevano esserci varie prove che il condannato doveva superare, come ad esempio quella dell’acqua bollente o gelata e quella del ferro rovente. Se l’imputato sopportava il dolore e, dopo qualche giorno, le ferite si rimarginavano senza cicatrice, questo era un segno divino che confermava la sua innocenza.

Gli studiosi sono concordi nel dire che, dopo varie rivisitazioni storiche, le più grandi cacce alle streghe sono avvenute laddove vi era una volontà popolare: spesso non c’era un individuo che s’imponeva ad un popolo indifferente, anzi, era proprio la comunità stessa che desiderava eliminare le persone che riteneva colpevoli delle crisi sociali ed economiche. La Spagna e l’Italia, contrariamente ad altri paesi europei, furono le meno “crudeli”. Le regioni dove si ebbero più vittime furono le zone alpine in Italia e quelle basche.

Cenni storici sulla caccia alle streghe

Inizialmente il cristianesimo si trovava ad affrontare le eresie che spuntavano un po’ ovunque, che trattavano soprattutto il rapporto di Cristo con il Dio padre, nonché i molti maghi che dicevano di esercitare poteri soprannaturali: i non cristiani pretendevano di paragonare i loro poteri a quelli di Cristo, visto che il “Salvatore” aveva praticato guarigioni ed esorcismi.

Pertanto, nei primi secoli del cristianesimo la magia fu, in un certo senso, reinterpretata, e la dottrina teologica iniziò a riadattare antichi testi o figure latine come i “Daimones”. Fino al XII secolo i santi svolsero un ruolo primario: guarivano i malati, scacciavano gli spiriti del male, facevano miracoli. Quando morivano, le loro reliquie continuavano il lavoro iniziato. La tradizione vuole che lo scontro tra i santi e i pagani sia cruento: spietato è il santo che brucia i templi, gli alberi e rovescia gli idoli; feroce è il pagano che vuole uccidere il santo; violento è Dio che manifesta il suo potere con il miracolo. Il santo porta il Vangelo nei luoghi inospitali e alcune volte scende a compromessi: incapace di distruggere completamente un culto pagano, ne conserva “l’origine”, tanto che il papa Gregorio Magno raccomandò all’arcivescovo Mellito di Canterbury di distruggere gli idoli, benedire i luoghi e costruire templi (lettera a Mellito, citata dal venerabile Beda nella sua Historia ecclesiastica gentis Anglorum). Fino a questo momento c’erano stati soprattutto editti, concili e testi contro la magia, non ancora vere e proprie persecuzioni.

Nel 1320 papa Giovanni XII estese il potere degli inquisitori. Bernardo Gui aggiunse un altro capitolo dedicato alle streghe e agli indovini nel suo Manuale dell’Inquisitore. Nel 1458 viene ridiscusso il Canone Episcopi dal domenicano Nicolas Jacquier, il quale aveva scritto “Flagellum haereticorum” (la frusta degli eretici). Per il domenicano le streghe si riunivano in vere e proprie sette, che andavano contro la chiesa. Intorno al 1486 viene stampato il “Malleus maleficarum” (il martello delle streghe), il famoso testo della caccia contro le streghe, dove si sottolinea l’inferiorità della donna, la sua debolezza alla magia e alla lussuria.

Le guerre civili, la carestia, le pestilenze favorirono la crescita del fanatismo e dell’ignoranza, e incoraggiarono la caccia alle streghe. La maggior parte dei processi scoppiarono in Germania, Svizzera, Paesi Bassi e Francia.

Levack, nel testo “La caccia alle streghe in Europa”, sostiene che nel solo Impero tedesco si ebbero all’incirca 30.000 processi.

Le vittime e i numeri

1509-1687 nel Lussemburgo morirono 358 persone.

1580-1620 a Schaumburg, Lippe e Budingen ci furono 2500 condanne.

1586-1586 in Lorena, Nicholas Rèmy mandò a morte ben 800 persone (più di 2000 nella sua vita).

1611-1618 a Ellwangen si ebbero 400 esecuzioni.

1600-1700 in Boemia vennero uccise 1000 persone e in Austria 900.

In Svizzera, nel Vaud, condannarono 3000 persone.

Nei processi britannici si parla di 1500 condanne.

In Norvegia, Svezia, Finlandia e Danimarca morirono circa 2000 persone.

Levack sostiene che il numero delle vittime potrebbe aggirarsi intorno a 60000.

*(dati ricavati da “Storia delle streghe e della stregoneria” di P.G. Maxwell Stuart e “La caccia alle streghe in Europa” di Levack).

La nascita della strega moderna – breve introduzione

Origini?

In molte fonti, tra i secoli IX-XI, emerge la credenza di origine classica sul volo magico. Nel “Canon Episcopi” (scritto da Reginone abate di Prum nel X secolo) si menziona in maniera esplicita di come alcune donne, sedotte dal diavolo, sostengano di cavalcare animali di notte in compagnia di Diana. Nel “Decretum” di Graziano a metà del XII secolo, si riprende il testo, attribuendolo in modo errato ad un concilio di Ancira o Ankara, e aggiungendo, forse per mano di Burcardo di Worms, il nome Erodiade (avversaria di Giovanni Battista) accanto a quello di Diana.

Diana viene chiamata anche Signora del Buon gioco, e si suppone che tale credenza sia esistita fino al 1000-1100. Il teologo Giovanni di Salisbury (filosofo del XII secolo), nel “Polycraticus”, raccoglie le varie versioni del sabba, menzionando coloro che credevano nel corteo di donne con a capo una “nocticula” (nocticula potrebbe stare per noctiluca, lux in nocte, che può essere visto con due chiavi di lettura: la prima, “Diana-Ecate-luna”, le fasi lunari; la seconda, un richiamo ad un rapace notturno, la nottola). Nel XIII secolo nel “De universo”, Guglielmo d’Alvernia (1180-1249 circa) racconta di misteriose signore della notte (Dominae Nocturnae) guidate da una “Domina Abundia” (Signora Abbondanza). Uno dei primi autori a rilanciare l’ipotesi dei sabba fu Girolamo Tartarotti, nell’opera “Il congresso notturno delle Lammie” (1749). Nel 1828, Karl Ernst Jarke, un penalista, suggerisce che la stregoneria del XVII secolo fosse un’alterazione del paganesimo ancora vivo nelle campagne. Nel 1839 Franz Joseph Mone scrive che le streghe fossero collegate al culto di Ecate e Dionisio, importato da schiavi greci nell’Europa dell’ovest e del nord. Nel 1844 lo studioso tedesco del folklore Jakob Grimm afferma che le leggende sulle streghe si fondassero su una combinazione di miscredenze medievali e idolatria. Nel 1862 lo storico Jules Michelet pubblica il testo “La sorcière”; nel libro lo studioso riprende l’ipotesi della sopravvivenza del paganesimo all’interno della stregoneria, e indica Priapo o Pan come divinità celebrata nei sabba, che la chiesa aveva trasformato nel diavolo. Ne “La sorcière” si affrontano tematiche, a mio avviso un po’ romanzate, come accadrà in seguito nei testi moderni: “Sul fondo, la strega alzava Satana, un grande Satana di legno, nero e peloso. Per le corna e il capro che aveva vicino poteva essere Bacco; ma per gli attributi virili era Pan e Priapo. Figura occulta che ognuno vedeva a modo suo; gli uni erano solo terrorizzati, gli altri si commuovevano alla malinconia orgogliosa che sembrava assorbire l’eterno Esule” e ancora “A lui, consacrare la sua sacerdotessa. Il Dio di legno l’accoglie come un tempo Pan e Priapo. Fedele alla forma pagana, lei si dà a lui, siede un momento su di lui, come quella di Delfi al tripode d’Apollo. Ne riceve il soffio, la vita, ne viene (per finta) fecondata. Poi, altrettanto solennemente, si purifica. Da allora, è l’altare vivente”. (dal libro “La sorcière” di Jules Michelet, capitolo “La comunione di rivolta. Il sabba. La messa nera”). (…)

Alcuni capitoli tratta da una vecchia ricerca, scritta nel 2007, pubblicata e ritirata quasi subito nel 2009

***

Libri e fonti dell’intera “ricerca”

Il potere della magia e della stregoneria di Osvaldo Pegaso

Le bestie del diavolo, gli animali e la stregoneria tra fonti storiche e folklore di Massimo Centini

Le streghe nel mondo di Massimo Centini

Le Streghe di Marina Montesano

Ricettario delle Streghe di Enrico Malizia

Le streghe, storia di donne che nacquero fate e morirono amanti del diavolo di Vanna de Angelis

Il libro nero della caccia alle streghe di Vanna de Angelis

La stregoneria oggi di Gerald Gardner

Storia delle streghe e della stregoneria di P.G. Maxwell-Stuart

La caccia alle streghe in Europa di Levack

L’uomo e la magia di S. Giordani e L. Locatelli

I Benedanti di Carlo Ginzburg

Il Dio delle streghe di Margaret Murray

Wicca di Christian Bouchet

Il vangelo delle streghe di Charles G. Leland

Streghe, esseri fatati ed Incantesimi nell’Italia del nord di Charles G. Leland

La sorcière di Jules Michelet

La stregoneria in Italia di Andrea Romanazzi

Medioevo superstizioso di Schmitt

Medioevo di Giovanni Tabacco e Grado G. Merlo

I cavalieri della tavola rotonda di Michel Pastourehu

L’autunno nel medioevo di Johan Huizinga

Gli eroi del mito di Edwin Oliver James

Miti e leggende nel medioevo di Erberto Petoia

Miti, fiabe e leggende della Transilvania cura e traduzione di Claudio Mutti

Leggende e racconti popolari del Veneto di Dino Coltro

Morfologia della fiaba e Le radici storiche dei racconti di magia di Vladimir Ja. Propp

Leggende del Friuli e delle Alpi Giulie di Anton Von Mailly

Leggende, usi e costumi del popolo siciliano di Giuseppe Pitrè

Santi e contadini, lunario della tradizione orale veneta di Dino Coltro

Mitologia degli alberi di Jacques Brosse

Florario di Alfredo Cattabiani

Pagani e Cristiani di Robin Lane Fox

Parole, cose e guarigioni di Paolo Galloni

Amuleti, talismani, e altre cose misteriose di Elisabeth Villiers

Il mondo magico della notte delle streghe, credenze e rituali che accompagnano il 24 giugno di Nino Modugno

Guida insolita ai luoghi misteriosi, magici, sacri e leggendari d’Europa di Massimo Centini

Il ramo d’oro di Frazer

Star bene con gli antichi rimedi di Robert e Michèle Root-Bernstein

Guarire con le erbe a cura della DDM editore

I Celti di Murry Hope

Storia dei Celti di Elio Rosati

Il druidismo di Jean Markale

Riti e misteri dei druidi di Philip Carr-Gomm

I Celti di T.G.E. Powell

Simboli Celti di Massimo Centini

I Druidi di Massimo Centini

I Druidi di Stuart Piggott

Il segreto dei Druidi di Peter Berresford Ellis

Tradizioni celtiche di Ward Rutherford

Celti enciclopedia Giunti

Il vischio e la quercia di Riccardo Taraglio

Feste pagane di Roberto Fattore

Fiabe irlandesi di Yeats

Fate e spiriti d’Irlanda dell’Arcana Editrice

Racconti di fate e tradizioni irlandesi di Thomas Crofton Croker

Fate di Brian Froud, Alan Lee e David Larkin

Le fate di Laura Rangoni

La civiltà degli Etruschi editoriale Zeus

Gli Etruschi di Friedhelm Prayon

Itinerari Etruschi di David H. Lawrence

Miti, segni e simboli etruschi di Giovanni Feo

Gli Etruschi, storia e civiltà di Giovannangelo Camporeale

La saggezza dell’Antico Egitto di Joseph Kaster

Il popolo degli uomini di Domenico Buffarini

Dei Vichinghi di Régis Boyer

L’uomo preistorico di James Collier

La civiltà africana di Basil Davidson

Miti greci e miti romani ed. Giunti

Enciclopedia della mitologia a cura di Arthur Cotterell

Lo sciamanesimo di Luciano Zambotti

I canti degli sciamani a cura di F. Paolo Campione

Gli ultimi pagani di Fosco Maraini

Il paganesimo di Laura Rangoni

Popoli tribali Atlante dell’uomo – Demetra

La Dea Bianca di Robert Graves

I nomi della Dea, il femminile nelle divinità di Joseph Campbell, Riene Eisler, Marija Gimbutas, Charles Musès

Il linguaggio della Dea di Marija Giumbutas

Nel tempo della Dea di Anna Maria Annette Ronchin

Il risveglio della Dea di Vicki Noble

Guida alla Dea Madre in Italia di Andrea Romanazzi

Preghiere pagane ed. Fiabesca

Formule magiche, riti e incantesimi di Nicola de Pulford

Wicca di Scott Cunningham

Il sentiero della Dea di Phyllis Curott

Il fato e la superstizione di Plutarco

Le opere e i giorni di Esiodo

Storia degli inglesi di Beda il venerabile

Malleus Maleficarum di J. Sprenger e H. Institor Kramer

Le erbe officinali di Plinio il Vecchio a cura di Giorgio Maria Miramonti

Bibbia

Vangeli apocrifi

Altre fonti:

Museo Naturalistico e Archeologico di Santa Corona (VI)

Sito archeologico del complesso funerario megalitico di Sovizzo (VI)

Mostra “La rivoluzione dell’immagine, arte paleocristiana tra Roma e Bisanzio”, Palazzo Montanari (VI)

Luserna (Trento) – itinerario magico dei Cimbri

Casa delle farfalle di Montegrotto Terme (PD)

Mostra sui Celti, Castel Sforzesco (Mi)

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