Mi piacciono i libri che trattano di “cucina”: ricettari, romanzi, racconti, biografie.

Ho in comune con la tradizione balcanica il preparare le pietanze a occhio.

“… nella migliore tradizione balcanica, tutto viene preparato a occhio, o con pochi quantitativi certi. Può sembrare un modo di cucinare impreciso e spaventare le cuoche alle prime armi. In realtà è il metodo più antico e naturale per stare attorno ai fornelli.”

Da “Il ricettario di Baba Ljuba” di Nataša Cvijanović

Del libro di Nataša amo l’atmosfera familiare, la spontaneità, il cuore e soprattutto la tradizione. E’ una lettura veloce, ma non per questo superficiale. All’interno si avverte il profumo del quotidiano fatto di passione e dedizione. 

“Liubica Gostić naque a Vranjak, un piccolo villaggio della Bosnia-Erzegovina, nel 1950. Cifra tonda. In un paese che di tondo non aveva proprio niente. Prima di tutto, Vranjak si trovava in mezzo alle colline e per arrivarci bisognava affrontare parecchi tornanti e grosse buche per terra. E poi, nonostante la maggioranza dei paesani fosse serbo-ortodossa, ai tempi della Jugoslavia ci potevi trovare musulmani e cattolici, e così ognuno aveva la sua chiesa e la sua moschea, e per raggiungerle dovevi zizagare fra una collina e l’altra, tra un gruppo di fedeli e uno di titini laici irriducibili.”

“… E’ mia volontà scrivere queste pagine per non recidere il filo di sangue che mi tiene legata a una terra che, di sangue, ne ha visto versare fin troppo, forse anche perché i Balcani sono fedeli all’origine del loro nome turco: bal, che significa miele e kan, sangue. Una tragica coerenza…”

“Noi soffriamo di una malattia che non ha una cura. Un malanno dolce come il miele del vecchio Aco, che viveva con le sue api a due passi dal fiume Bosna e struggente come le canzoni del compianto Luis, che con la sua voce profonda e il tamburo, rallegrava le notti del suo quartiere belgradese. Si chiama jugo-nostalgija. E  sarà nostra compagna fino a quando i nostri occhi non si chiuderanno e i nostri spiriti si ricongiungeranno agli antenati.”

Da “Il ricettario di Baba Ljuba” di Nataša Cvijanović

Ogni ricetta porta con sé il respiro delle relazioni umane: riconoscenza, affetto e storia. Potrete trovare la “Pita sa Jabukama”  che vi farà fremere le narici con il suo profumo di mele e cannella, o la Sataraš  (peperonata) che racchiude l’essenza dell’estate.

Ogni cosa è illuminata e a me piace ricordarlo!

Al momento il libro è fuori catalogo,  per maggiori informazioni/chiarimenti/curiosità l’autrice la trovate qui:

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2 risposte a “Il ricettario di Baba Ljuba”

  1. Avatar Nataša Cvijanović – A piedi nudi

    […] La mia recensione di “Il ricettario di Baba Ljuba”: qui […]

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  2. […] Ho preso la ricetta dal libro di Nataša Cvijanović: “Il ricettario di Baba Ljuba”. Trovate la mia recensione: qui […]

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