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Irlanda, dove il confine tra mito e realtà non è così netto.
Là dove l’acqua può diventare la più acerrima dei nemici e al contempo amica fidata, c’è chi racconta storie di selkie e di mondi nascosti.
Brennalyn ama ascoltarle, poiché sa che il suo destino è quello di tornare all’oceano che l’ha generata: ha le mani palmate, gli occhi e i capelli scuri come le donne-foca delle leggende. Tuttavia il paese diffida di lei, raccolta da Fergus la notte di Ognissanti quando era ancora in fasce. Divisa tra terra e acqua, Brennalyn desidera la libertà che solo il mare può darle.
Attraverso il pregiudizio, la superstizione e la solitudine, imparerà a conoscersi, accettando la pelle di foca che l’accompagna dalla nascita.

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“… Brennalyn non vedeva la candida lana: sotto il suo sguardo scorrevano i racconti che lei stessa inventava di ora in ora. I fili e i nodi diventavano allora rivoli d’acqua chiara, dai quali attingeva per stimolare la fantasia. Le sembrava di usare le onde del mare per intessere la sua storia, imprimendola sulla stoffa creata dai movimenti delle mani…”
Brennalyn raggiunge la libertà, e la propria consapevolezza, dopo una lunga serie di eventi.  La scrittrice Melania D’Alessandro narra, attraverso sentimenti ed emozioni, l’integrazione sociale della protagonista, ed è per questo motivo che “Pelle di foca” è un romanzo di formazione.
Potrebbe, per come è stato scritto, diventare un classico della letteratura. Ricorda, ma non per la storia, romanzi come “Anne of Green Gables” (Anna dai capelli rossi) di Lucy Maud Montgomery o The Secret Garden (Il giardino segreto) di Frances Hodgson Burnett.
E’ un libro per tutti, che farei leggere a scuola. E’ educativo, elegante, commovente e soprattutto ben scritto.
Spesso i romanzi di formazione non si esimono dal manifestare un certo conformismo, la scrittrice, invece, come nei classici della letteratura, racconta una storia dove non c’è un vero buono o un vero cattivo.
La peculiarità di Melania è quella di aver scritto un libro imbevuto di disegni (fatti dalla stessa autrice), leggende, fiabe, canzoni, superstizioni e tradizioni irlandesi. Per chi, come me, ama l’Irlanda il romanzo apre tante piccole porticine.
“… A Samhain si onoravano i defunti e, come da tradizione, ogni anno i McNamara aggiungevano un posto in più a tavola, quello che sarebbe spettato a Maire, e preparavano insieme il Colcannon, il suo piatto preferito…”
“Pelle di foca” è speciale perché è originale la persona che l’ha scritto, pur conoscendola appena, si riesce a intravedere la sua umanità.
Il finale è bellissimo.

Non essendo una “critica letteraria” mi spingo un po’ in là, se mi consentite. Non sono di bocca buona, per quante cose legga non mi piace quasi nulla, e non dovrei, lo so, dirlo visto che ho scritto un libro. Cionondimeno, trovo che la scrittura di Melania D’Alessandro si avvicini a quella di Lois Lowry, ed è un grande complimento.

 

Della stessa autrice:
Sogni di Carta
L’arte di scrivere. Regole, tecniche e consigli di scrittura creativa
La città nascosta. Alla scoperta del mondo parallelo
 
 
Le foto, il video, il riassunto appartengono a Melania D’Alessandro
 
La critica è mia – SimonaEmme
 
Questo post lo troverete in tutti i miei spazi. Le cose belle meritano di essere pubblicizzate.

Una replica a “Pelle di foca”

  1. Avatar Intervista a Melania D’Alessandro – scrittrice – A piedi nudi

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